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frecceIl terrorismo fiscale della TV di stato sull'IMU
L'articolo è stato inserito il domenica 17 giugno 2012

Il terrorismo fiscale della TV di stato è la diretta conseguenza delle nomine dei vertici di viale Mazzini effettuate direttamente da Monti. Del resto non poteva essere altrimenti, visto che gli italiani sono chiamati a pagare, e basta. Nessun vantaggio, nessuna contropartita, solo tasse che stanno mettendo in ginocchio gli italiani, e il Paese in generale. L'esempio lampante di questa forma di terrorismo fiscale strisciante è un recente servizio del TG1, di pochi giorni fa, in relazione al pagamento dell'IMU.
Nel servizio in questione si dava ampio risalto alle modalità di calcolo, e alle date di scadenza, ma non si faceva altrettanto per quanto riguarda le sanzioni per i ritardati pagamenti. In sostanza, il servizio informava i telespettatori che coloro che non avessero rispettato la scadenza, anche solo di pochi giorni, avrebbero dovuto pagare una sanzione, ancor più vessatoria della imposta stessa, pari al 30%. Tale informazione è del tutto incompleta e non risponde al vero, in quanto per i primi 14 giorni la sanzione è dello 0,2% ed entro 30 giorni il 3%, ovviamente sull'importo non versato.

Il dubbio che si tratti di una informazione volutamente incompleta è più che legittimo, in particolar modo se si considera che i vertici RAI sono stati da poco nominati dallo stesso Monti. Un telegiornale nazionale, probabilmente il più seguito, non può omettere una simile informazione, dando per scontato una sanzione falsa, per spingere, semmai, coloro che si trovavano in difficoltà a rispettare anche di soli pochi giorni la scadenza, a ricorrere ad un prestito, prestito che potrebbe essere ben più salato in molti casi. E' una informazione fuorviante, deleteria, assolutamente poco seria, ancor più poi se data per secondi fini, come il buon senso lascia intuire. Costringere le famiglie ad indebitarsi per pagare una tassa iniqua è una azione indegna di uno stato, considerando poi che sono gli italiani i datori di lavoro di Monti e compagni, e ovviamente del parlamento tutto, e quindi vanno rispettati, coccolati, e non vessati.

Del resto, con il Paese che ormai deve fare i conti con una recessione sempre più feroce, recessione che non sarà certamente un decreto sviluppo così pomposamente sbandierato, ma in effetti privo di copertura finanziaria, a invertire. E' normale che lo stesso Monti affermi che tale decreto non darà risultati immediati, ma forse tra diversi mesi, perchè sa benissimo che si tratta di uno specchietto per le allodole. Del resto lo sanno bene le aziende che sono sull'orlo della bancarotta per colpa della politica finanziaria di questo improvvido governo. Le sole aziende che si salvano sono quelle che offrono online i loro servizi, come quelle che lavorano nel campo dei servizi WEB, come "dmstudioweb", o quelle che vendono pubblicità e servizi online.
Le altre raltà produttive del Paese sono invece ai minimi termini, sono in profonda crisi e, anche la norma contenuta nel fumoso decreto sviluppo relativa agli incentivi per le assunzioni, lascia il tempo che trova se la produzione langue per colpa della stagnazione, che dico, l'arretramento delle vendite.

Invece di fare annunci e promettere fumo, si potrebbe mettere più responsabilmente e seriamente, mano ai tagli della politica. Tanto per fare due conti, che tutti sono in grado di fare, il numero dei parlamentari potrebbe essere ridotto di almeno iol 50%, il che equivarrebbe ad almeno 500 parlamentari in meno da mantenere per gli italiani.
Considerando che uno di questi signori, tra stipendio, rimborsi, prebende varie e contributi costa ai contribuenti almeno 300mila € l'anno, e si tratta di una stima per difetto,  si avrebbe un risparmio di almeno 150milioni di €. Senza contare, ovviamente, le varie scorte, le auto blu, il ristorante della Camera, i tanti privilegi che questi signori hanno ormai acquisito negli anni e che ricadono tutti sulle spalle degli italiani che, semmai, si trovano in seria difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena. Una vera vergogna.


La redazione
 
 
   
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