Che il Napoli abbia subito uno scippo con destrezza a Pechino è incontestabile, del resto è stato visto in diretta da tutti gli italiani, ma anche dagli appassionati di calcio di altre nazioni, come del resto dimostra la prima pagina di un giornale sportivo online spagnolo riportata nella foto. Ciò che lascia oltremodo perplessi, addirittura allibiti, è l’atteggiamento di buona parte dei giocatori juventini che asseriscono di ave vinto meritatamente la supercoppa. Lo stesso Bonucci, appena miracolosamente graziato dalla giustizia(?) sportiva dichiara che ha vinto la più forte, la Juve e che lui ha vinto due volte.
Purtroppo una vicenda del genere non fa affatto bene al calcio italiano, già troppo spesso nella bufera e con i bianconeri che, indirettamente o direttamente, ne fanno parte. Dice bene Zeman, una persona sulla cui correttezza e integrità nessuno è in grado di proferire parola, che se un allenatore ha subito una squalifica lunga non dovrebbe allenare. Che senso ha stare con la squadra tutti i giorni e poi essere assente solo in panchina, con la stessa società che avalla un comportamento del genere che denota una assoluta arroganza oltre che una mancanza di rispetto nei confronti della stessa giustizia sportiva e, quel che è anche peggio, nei confronti delle altre squadre e dei loro tifosi.
Tornando alla supercoppa inopinatamente consegnata alla juve dalla combriccola arbitrale, sorprende anche il commento di un giornalista della Rai che ieri sera, 12 agosto, commentando al telegiornale delle 20, asseriva che la juve aveva vinto con merito recuperando e ribaltando un risultato con la forza del carattere, che in definitiva aveva conquistato la vittoria con merito.
Se questo è un giornalista, una persona che per lavoro deve commentare dei fatti, degli avvenimenti, basandosi su quanto accaduto e non sulle sue preferenze in fatto di tifo, allora l’Italia è messa proprio male. Lo è già di suo, senza che alcuni scrivano o dicano delle corbellerie.
Le stesse accuse di mancanza di sportività da parte del presidente de Laurentiis che non voluto che la squadra partecipasse alla premiazione sono indice di superficialità e qualunquismo di chi le esprime. Bene ha fatto il presidente del Napoli a disertare la farsa della premiazione, perchè non è possibile continuare a fare la parte degli zerbini, o essere ossequiosi come hanno fatto molti commentatori. In una competizione sportiva, in particolar modo in una finale, vi è inevitabilmente chi vince e chi perde, visto che non è prevista la parità, dovendosi assegnare un trofeo. Ma un conto è perdere per i meriti degli avversari, tutt’altra cosa è perdere perché qualcuno o più di uno aveva deciso che il Napoli dovesse perdere, o meglio, che i bianconeri dovessero vincere, quasi come una forma di risarcimento per la squalifica di Conte che, in tutti i casi, continua ad allenare, senza tuttavia sedere in panchina.
Quanto accaduto a Pechino è l’ennesima dimostrazione di quanto il nostro calcio sia malato, di quanto sia appannaggio solo di alcune squadre che tutti in Italia conoscono. Ma è anche un fatto gravissimo, perché basta leggere i vari forum delle varie tifoserie italiane che non siano bianconere, per rendersi conto di quanto monti l’odio nei confronti di questa squadra, che per anni ha gestito i campionati a suo uso e consumo, e a dirlo sono delle sentenze della disciplinare, non si tratta quindi dell’opinione di una sola persona. Chi fa in modo che si verificano fatti come quelli accaduti a Pechino si dovrà anche assumere le responsabilità di ciò che questo odio crescente potrà portare come conseguenza.
Di questo dovrebbero rendersene conto in primis la federazione e la Lega, ma la stessa dirigenza bianconera che non fa altro che buttare benzina sul fuoco con le sue dichiarazioni e con i suoi comportamenti arroganti che le sono propri ormai da tanti anni.
Nulla è cambiato. Tutto è come prima, con buona pace dei tanti tifosi italiani e appassionati di calcio che se ne dovranno purtroppo fare una ragione, perché i poteri forti sono tornati, sono quelli e in tanti gli sono asserviti.
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