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frecceMarotta contro Zeman: siamo al paradosso
L'articolo è stato inserito il martedì 14 agosto 2012

Marotta se la prende con Zeman per il fatto che il Boemo ha espresso il suo punto di vista sulla opportunità che un allenatore squalificato possa o meno allenare. L’AD dei bianconeri ha perso un’altra occasione per cercare di non fare l’ennesima brutta figura. Sembra quasi che nell’Italia del pallone prima di esprimere un parere sia necessario chiedere il permesso alla Juventus. Ma non c’è mai fine alla tracotanza e arroganza dei bianconeri che ritengono che tutto sia loro dovuto, che si ratti dell’unico club di serie A e che tutti gli altri siano dei semplici sudditi.

E’ bene che si rendano conto che il regno Sabaudo è terminato da un pezzo, che questa è una repubblica dove vige la democrazia, anche se ultimamente sembra essere stata un po’ accantonata da chi guida il Paese, e ognuno è libero di dire ciò che pensa, sempre che lo faccia senza offendere nessuno. Le parole di Marotta, riportate anche dal Corriere dello Sport e che riportiamo anche noi, "Trovo fuori luogo questa uscita di Zeman che già aveva detto la sua sugli scudetti della Juve, e ora l'ha fatto con un suo collega, mi auguro che l'associazione allenatori prenda provvedimenti per non generare un clima pesante", non lasciano adito a dubbi.

Il clima pesante, sig. AD della juventus, lo crea Lei e il suo datore di lavoro Agnelli con le continue ed inopportune dichiarazioni ed esternazioni. Perché mai l’associazione allenatori dovrebbe prendere dei provvedimenti contro Zeman che con il garbo e l’educazione che lo ha sempre contraddistinto, ha semplicemente espresso un suo pensiero. Per dirla tutta, tanto per evitare che si possano ingenerare degli equivoci, è del tutto ragionevole supporre che un allenatore che ha subito una lunga squalifica, almeno fino a questo momento e fino a prova contraria, non possa allenare.

Il mestiere di un allenatore è proprio allenare, per cui non basta che non si sieda in panchina nelle partite ufficiali, ma non dovrebbe proprio poter allenare. Se è squalificato non dovrebbe allenare. Come, per essere ancora più coerenti, non potrebbe nemmeno vedere la partita dalla tribuna o da un qualunque altro punto dello stadio, visto che essendo presente potrebbe sempre comunicare con la panchina via cellulare.

Del resto, il fatto stesso che la dirigenza bianconera invece la pensi diversamente lascia perplessi la maggior parte degli italiani. Si tratta di onestà intellettuale, di essere corretti e rispettosi degli altri e delle istituzioni, dentro, nel proprio intimo, mentre questi atteggiamenti dimostrano l’esatto contrario.

E poi, ce lo devono spiegare anche i commentatori della Rai che dopo la fine della vergogna della Supercoppa chiedevano ai bianconeri se la vittoria, regalata, la dedicavano a Conte. Il sig. Conte, fino a prova contraria e per quanto stabilito nel primo gradi di giudizio, è stato ritenuto responsabile di mancata denuncia di una combine, cosa che non può essere affatto considerata una quisquiglia qualunque. Si tratta comunque di un comportamento molto più che discutibile, per cui continuare a far passare il concetto che l’allenatore possa avere subito una ingiustizia è del tutto fuori luogo, è la dimostrazione di un atteggiamento arrogante e irrispettoso nei confronti di tutti gli altri tifosi, delle altre società e delle istituzioni sportive. Una combine, quale che sia, procura in tutti i casi un danno rilevantissimo ad uno o più soggetti, sia che si tratti delle altre società, che dei tifosi delle società danneggiate o ancora degli scommettitori che di fatto hanno subito una truffa.

Senza contare l’atteggiamento reverente e non obiettivo di una parte di coloro che hanno scritto o commentato l’incontro o la vicenda Conte. Se questo è l’inizio, ci aspetta un campionato tutto in salita, molto più di quello dello scorso anno, e questo mina ancor di più la credibilità del calcio. Ci riflettano su la Federazione, la Lega e tutti i soggetti interessati.


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