Fare impresa in Italia è sempre più difficile, un po' più difficile di quanto succede in Cina ,per esempio, e tra i paesi europei, un poco meno difficile di quanto succede in Grecia.
Secondo la Banca Mondiale il nostro Paese è all'80esimo posto e quel che è più paradossale è che il Ruanda ( 58°) sta meglio di noi, così come la Bulgaria (51°).
Ma come si arriva a determinare questa classifica, quali sono i parametri che determinano se un Paese è più o meno virtuoso.
Quello che conta sono gli aspetti procedurali per aprire una impresa, sia essa artigianale o industriale, a conduzione familiare o una società. Stiamo parlando dei costi e dei temi per avviare un'impresa, dell'iter per ottenere le licenze la dove occorrano, la possibilità di poter costruire rapidamente senza doversi imbattere in tanti vincoli e divieti assurdi e anacronistici, l'accesso al credito, l'incidenza delle imposte sul reddito prodotto, la flessibilità e i costi del mercato del lavoro.
In tutti questi aspetti del problema, e ce ne sarebbero anche altri, siamo proprio messi malaccio.
Grandi passi avanti nel miglioramento di queste problematiche non è che negli ultimi decenni se ne siano fatti moti, fatta eccezione per la recente istituzione del registro telematico delle imprese che ha in qualche modo alleggerito l'immobilismo.
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