Alexander Fleming, lo scopritore della penicillina, lo aveva previsto che prima o poi ci saremmo trovati di fronte una agguerrita orda di superbatteri resistenti agli antibiotici che ci avrebbero provocato non poche preoccupazioni. E aveva ragione. Addirittura i batteri che la penicillina riusciva a sconfiggere appena arrivata, già dopo un anno erano diventati in buona parte più forti, anche a causa di un uso massiccio che si era fatto della penicillina. Del resto, allora, si era alla fine del secondo conflitto mondiale, stiamo parlando del 1945 circa, e quindi le infezioni batteriche erano all’ordine del giorno e non sembra va vero ai medici militari dell’epoca di poter disporre di un presidio medico in grado di sconfiggerli. Da qui un uso smodato e irresponsabile.
Quello che fu fatto allora era, se vogliamo, comprensibile vista la scarsa conoscenza del problema ed una tecnica ancora poco nota, ma il grave è che questo uso intensivo degli antibiotici si fa ancora oggi con il risultato che proprio noi stiamo creando una nuova generazione di superbatteri con la quale prima o poi dovremo fare i conti, se vogliamo averla ancora vinta. Oggi, per un banale raffreddore o per l’influenza si usa, impropriamente, l’antibiotico che oltre a non far nulla in quanto l’influenza non è virale e non batterica, ma contribuisce a rendere ancora più resistenti i microscopici nostri avversari di sempre.
Il problema poi è che sonio in arrivo, o meglio, sono già arrivati dei nuovi batteri d’importazione, se così possiamo dire, batteri che abbiamo portato noi in Europa dall’India come l’enterobatterio Indiano, contro il quale la maggior parte degli antibiotici è inefficace e che può provocare gravi infezioni.
Purtroppo ormai le nostre armi sono spuntate e sono anche poche, se si pensa che gli ultimi antibiotici sono stati prodotto negli anni 50 e 70, anche perché le industrie farmaceutiche storcono il naso all’idea di dover affrontare costi di ricerca e produzione per una molecola che poi sarà attiva per poco tempo, vista la rapidità con la quale i batteri si adeguano.
Pertanto bisogna mettersi in testa che gli antibiotici vanno usati solo e soltanto quando sono necessari, o meglio, indispensabili, e quindi mai in prima battuta per patologie per le quali oltre tutto non sono indicati.
La buona notizia è che, comunque, al momento sono circa una cinquantina i nuovi antibiotici in via di sviluppo e inoltre vi è la consapevolezza che, se vogliamo, sappiamo essere molto più furbi dei batteri che anche se continueranno a fare palestra per diventare più forti, si troveranno sempre di fronte un nemico altrettanto agguerrito e più scaltro di loro.
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