Asia Bibi, la donna pakistana condannata a morte dal tribunale per blasfemia è stata graziata dal presidente Asif Ali Zardari. Ne danno notizia il sito internet The Christian Post e l'agenzia di stampa kuwaitiana Kuna.
Finalmente il buon senso e il raziocinio hanno avuto ragione di una distorta e fanatica giustizia “religiosa”, se vogliamo definirla così, che è giusto l’opposto della giustizia.
In attesa della conferma ufficiale di un portavoce del presidente pakistano, tutte le organizzazioni che si sono battute per la liberazione della donna possono esultare.
Ogni Paese ha le sue leggi e le sue tradizioni, ma queste dovrebbero essere incentrate sulla libertà e rispetto dell’individuo che, fin quando non commette delitti contro la persona, ha diritto di esprimere la propria opinione e, se del caso, dissentire anche verso antiche tradizioni o antichi tabù.
Chi trasgredisce le tradizioni o va contro i dettami della religione, sempre che, come abbiamo detto, non commetta reati contro la persona, se la deve vedere con la propria coscienza e non con delle leggi assurde e ormai totalmente fuori dal tempo.
Ci si augura che questo sia il primo segnale di un cambiamento che, come risultato, potrà avere solo una più civile e pacifica convivenza tra razze e popolazioni anche profondamente diverse tra loro.
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